Vorresti esportare i tuoi macchinari, ma pensi che sia un’impresa impossibile? Tienti forte, allora, perché ti porteremo alla scoperta di un po’ di dati sull’internazionalizzazione che ti faranno cambiare idea. Perché sì, vale la pena esportare anche i beni strumentali italiani.
Le opportunità di business all’estero per il settore beni strumentali
Sai quali sono stati i settori che hanno esportato di più nell’ultimo anno fuori dall’Unione Europea? Quello energetico (cresciuto del 39%) e quello dei beni strumentali (+17,4%). I dati sono di maggio 2017 e sono stati pubblicati dal Ministero dello sviluppo economico.
Proprio così: le vendite all’estero del tuo settore sono aumentate nell’ultimo anno, soprattutto verso America Meridionale, Cina, Russia e Stati Uniti.
E quali sono i macchinari più esportati, ti starai chiedendo?
Ce lo svela la banca dati “Congiuntura UE” del Sistema informativo Ulisse, riferiti ai primi 3 mesi del 2017. Anche in questo periodo tutto il settore meccanica varia e affine era cresciuto rispetto al 2015 (del 5%). Ma i macchinari che sono stati esportati di più sono:
- estintori, pistole e macchine per spruzzare liquidi e polveri (con vendite aumentate del 17,1%);
- apparecchi di segnalazione (+15.5%);
- utensili, attrezzi e stampi (+9,1%);
- utensili elettromeccanici (+8,6%);
- pompe e compressori (+7,5%).
Il che significa che, sui mercati esteri, c’è ancora spazio per i macchinari italiani.
Vuoi sapere la verità, però?
Internazionalizzarsi non è facile come bere un bicchier d’acqua. Abbiamo già visto quali sono le difficoltà del settore macchinari nell’esportare. Quella principale è la mancata conoscenza del mercato: non puoi decidere di vendere in Russia perché lo fanno tutti. Forse in Russia non hanno bisogno di macchine come le tue.
Insomma, per vendere i tuoi prodotti all’estero devi prima sapere se quello è il Paese giusto in cui farlo.
Facciamo un esempio.
Studiare il mercato è la chiave per vendere all’estero: il caso degli Emirati Arabi
Prendiamo gli Emirati Arabi, che vanno tanto di moda. Be’, se sono così popolari in realtà un motivo c’è. Qualche settimana fa ne parlava la dottoressa Giovanna Remondini all’evento Emirati Arabi: opportunità di business, organizzato da 1 2 export.
A parte il petrolio, spiegava, e una posizione strategica per l’accesso al Medio Oriente, qui c’è ben poco, a parte un numero considerevole di miliardari e persone disposte ad investire i propri capitali.
E anche per chi vende macchinari può essere un mercato interessante, perché i settori trainanti della sua economia sono:
- gli scambi commerciali: Dubai è il 3° polo mondiale di import e ri-export dopo Hong Kong e Singapore;
- il commercio al dettaglio: dopo Londra, Dubai è la seconda destinazione al mondo per lo shopping di lusso;
- medicina e benessere: si tratta di un Paese ancora arretrato per sanità cultura e istruzione, e ha quindi grande richiesta di dispositivi e attrezzature mediche e per la cosmesi;
- il settore alimentare: oltre il 90% degli alimenti sono importati, come prodotti finiti o semilavorati;
- edilizia residenziale e turistica: ha ripreso a crescere nel 2012, dopo lo stop dettato dalla crisi;
- infrastrutture: la metropolitana di Dubai è stata inaugurata nel 2009 e continua a crescere, ed esiste un progetto per la prima ferrovia che unirà i Paesi del Golfo, dal Bahrein all’Oman.
Insomma, gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese che sta crescendo e si sta costruendo a poco a poco. E che quindi fa gola a molti: ecco perché bisogna fare i conti con un’enorme concorrenza.
E quindi, qual è la soluzione?
Le chiavi per far funzionare l’internazionalizzazione delle imprese
Gli ingredienti per un export di successo che ha citato la dottoressa Remondini erano specifici per gli Emirati Arabi. Ma alcuni valgono per tutti i mercati, perché sono quelli che dettano la competitività dei prodotti:
- conservare l’unicità e la qualità del Made in Italy: se cerchi di vendere all’estero un falso prodotto italiano, o che d’italiano ha solo il marchio (come avviene nel fenomeno dell’Italian sounding), chi se ne intende lo nota subito;
- innovazione tecnologica: vale sia per i mercati in espansione, sia per quelli già sviluppati, perché un prodotto tecnologicamente all’avanguardia significa migliorare la produzione;
- adattamento del prezzo: un prodotto deve essere competitivo anche nel suo costo, che non può essere sproporzionato rispetto a quello della concorrenza, a parità di prestazioni;
- flessibilità nel personalizzare i prodotti: rivolgersi a un mercato diverso implica confrontarsi con necessità diverse (nel modo di cucinare, ad esempio, o perché le famiglie sono più numerose, o per le normative sul confezionamento dei prodotti). Devi quindi poter modificare i tuoi macchinari, per poterli vendere qui, altrimenti risulterebbero inutili.
In sintesi
Con questi dati abbiamo cercato di spiegarti che anche per il settore macchinari esistono opportunità di vendita all’estero. E abbiamo usato l’esempio degli Emirati Arabi Uniti per mostrarti come un mercato promettente può non essere adatto alla tua azienda, o avere molta concorrenza.
Puoi però importi anche sui tuoi concorrenti se riesci a rendere il tuo prodotto adatto a quel mercato o unico nel suo genere e nella sua qualità.